Il rapper di Detroit Danny Brown, classe 1981, fa parte di una nuova generazione di artisti che già si considera l’“old school” dell’hip hop underground contemporaneo. Ne fanno parte anche Young Thug, ScHoolboy Q e gli ex Odd Future, senza dubbio, ma nessuno più di Brown ha esplicitato il proprio intento di rinnovare il genere. Il suo primo mixtape, The Hybrid, si chiudeva con Lincoln Continental, una sorta di candidatura a presidente del nuovo hip hop sulle note di un sample del videogioco Final Fantasy VII. L’incendiario XXX parlava dei trent’anni come di un’agognata meta, mentre nell’ultima fatica indebitata all’EDM, Old, Danny cantava: “Prego di diventare vecchio per sentirmi dire che ero il futuro/per vedere mia influenza in questo genere musicale”. Atrocity Exhibition è indubbiamente l’album che vedrà Brown passare alla storia, un punto di arrivo di tutte le qualità che lo rendono un innovatore: l’infatuazione per indie-rock, industrial ed elettronica sperimentale; il suo timbro acidulo e l’interpretazione sopra le righe; l’unione di sample alieni a beat sempre in bilico tra una danza goliardica e una spedizione punitiva (la lezione del grime). I brani di Brown sono ancora minimalisti, specie in coppia con il produttore londinese Paul White. Ma laddove in passato ricorreva a loop strumentali ridotti all’osso, ora Danny si è potuto permettere di spendere ben 70.000 dollari per intessere un’epopea multi-genere a base di sample (su tutti spiccano la protoelettronica di Delia Derbyshire in When It Rain e gli ottoni orgiastici di Ain’t In Funny). Danny mostra un controllo assoluto della sua visione. Accanto ai consueti, spassosi peana in onore di sesso e droga, sa quando concedersi i dovuti momenti di calma e vulnerabilità (Tell Me What I Don’t Know, From The Ground, con Kelela). Nella prodigiosa Really Doe, ad aiutarlo ci sono Earl Sweatshirt, Ab-Soul e nientemeno che Kendrick Lamar. Una feature a dir poco iconica. Come in ogni grande album hip hop che si rispetti.
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Published on Il Mucchio Selvaggio n.747 / October 2016 (print and digital)