Tempo fa girava voce che Oxygen fosse il pezzo in cui Michael Gira immaginava la propria morte e ascesa in Paradiso. Considerato quanto i brani degli Swans siano in stato di perenne mutamento e quanto egli stesso tenda a demistificare il suo lavoro, ognuno interpreterà a suo modo. Nel brano, facendosi largo tra le sinergiche sferzate di elettrica e batteria, a loro volta accompagnate da una fugace e ripetitiva linea di basso, Gira sbraita: “I’ll steal all the oxygen!”. La tromba di Thor Harris si aggiunge al cataclisma dimenandosi in sottofondo.Dopo un’ora e mezza di saliscendi, gli Swans vi travolgono e scaraventano ancora più in alto.
In To Be Kind, concepito e testato durante il tour di The Seer, registrato in Texas con John Congleton e zeppo di ospiti (l’onnipresente Bill Rieflin; Cold Specks e St. Vincent ai cori, tra gli altri), tornano gli elementi di base: “Oscurità. Esplosioni nell’oscurità. Armonie interrotte di colpo. Suoni grezzi. Dissolvenze di suoni”, per dirla con Artaud. Voi ci siete in mezzo e come sempre l’obiettivo di Gira non è tanto farvi sentire piccoli, quanto trascinarvi di peso in questa perenne ricerca di ossigeno. “Breathe Now! Here! Now!”, proclama ad infinitumnell’ipnotica Screen Shot, dopo aver sussurrato una lista di possibili ostacoli all’impresa. Nel monumentale tributo a Howlin’ Wolf Just A Little Boy, dove blues e post-rock si amalgamano attraverso l’improvvisazione, perde le staffe: “I need love! I need love!”. Tra i contraccolpi funk di A Little God In My Hands, l’inno-tour de force plurilingue alla rivoluzione Bring The Sun (“Sangre es vida!”) e le riflessioni acustiche di Some Things We Do (“We fuck, we love”), in cui la voce fumosa di Little Annie e quella di Gira si fondono su un letto di archi (arrangia Julia Kent), To Be Kind sembra essere sul punto di trasformarsi ad ogni respiro. Allo scoccare dei trent’anni di carriera, è uno dei dischi più variegati, eccitanti e rinvigorenti degli Swans. Il più umano senza dubbio.
Published on Il Mucchio Selvaggio
2014-05-13