“Alle superiori i miei professori di musica volevano farmi diventare il primo clarinetto della New York Philarmonic, ma tutto quello che io volevo era essere David Bowie”. Con queste parole William Basinksi si avviava a raccontare a “The Wire” del suo primo ed unico incontro col Duca Bianco, avvenuto nel 1983 quando, per puro caso, si ritrovò a suonare con i Rockats, la band di supporto del Serious Moonlight tour di Bowie. Basinksi non sarebbe diventato né un musicista classico né il rocker più camaleontico del pianeta, ma una figura chiave dell’underground di Brooklyn, sinonimo di ambient e tape loops. In A Shadow In Time Basinski presta la sua tecnica al ricordo di Bowie in due commuoventi tracce di venti minuti. L’ambient, di per sé votata all’astrazione e al nonsenso, si trasforma in una colonna sonora per rappresentazioni immaginifiche non appena correlata da un contesto: e così, in questo caso, ognuno sognerà Bowie a suo modo ascoltando queste composizioni, impossibile non farlo. Mentre la title-track fluttua tra drone e minimali oscillazioni che alludono al non-luogo (e ai Disintegration Loops, l’opera chiave di Basinksi), For David Robert Jones è una sorta di lunga sonata in cui i pianti di ottoni e chitarre dialogano tra eco e rumore. Pianti, non piagnistei: tonante, straniante, il tributo di Basinski è pieno di vita.
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Published on Il Mucchio Selvaggio n. 751 / February 2017 (print and digital).